di L. Randall Wray
UN QUIZ(ii):
In primo luogo, ci sarà un quiz. Non barate! Le risposte corrette saranno date di seguito. Non ci sono domande trabocchetto, tutte hanno risposte semplici, vero o falso. Quello che segue è puramente descrittivo: le domande riguardano il modo in cui una moneta sovrana funziona davvero, senza mitologie, senza ideologie e senza proposte di riforma. Tutte queste riguardano una moneta sovrana, che significa una valuta come il dollaro statunitense o canadese, la lira turca, il peso messicano, o la rupia indiana. La chiave è che la moneta è nazionale e non redimibile, nel senso che il governo non promette di riscattarla con altri metalli preziosi o con valuta estera a un tasso di cambio fisso.
Domanda 1: Proprio come una famiglia, il governo deve affrontare un vincolo finanziario. Domanda 2: Il ruolo delle tasse è quello di fornire finanziamenti per la spesa pubblica.
Domanda 3: Il governo federale prende in prestito denaro dal settore privato per finanziare il deficit di bilancio che permette di evitare gli effetti inflazionistici dello “stampare moneta”.
Domanda 4: Perseguendo un surplus di bilancio, il governo riduce la pressione dei tassi di interesse, perché più fondi sono quindi disponibili per i progetti di investimento del settore privato.
Domanda 5: Deficit di bilancio persistenti graveranno sulle generazioni future con inflazione e tasse più alte.
Domanda 6: Gli avanzi (surplus) di bilancio correnti contribuiranno a costruire i fondi necessari per far fronte alle esigenze che l’invecchiamento della popolazione comporterà per i servizi di cura e di salute delle persone nei prossimi anni.
Moneta sovrana
Prima di esaminare le risposte corrette ai quiz, esaminiamo la natura di una moneta sovrana in alcuni dettagli. In questa sezione analizzeremo le seguenti domande:
* Che cosa è la moneta?
* Perché è accettata?
* Qual è la relazione dello Stato con la sua moneta?
* Cos’è la politica fiscale?
* Cos’è la politica monetaria?
* Come una valuta sovrana crea lo spazio della politica?
La visione convenzionale è che la moneta è stata inventata per servire come mezzo di scambio, aumentando l’efficienza. La tipica storia – troppo nota per richiedere ulteriori spiegazioni – inizia con la scelta di una particolare merce per servire come un mezzo di scambio, e in questo senso la teoria dell’equilibrio generale a volte adotta una merce come numerario. Naturalmente, l’ortodossia riconosce che la moneta oggi non è una merce, ma è di solito chiamata “fiat money” – anche se alcuni economisti ortodossi vorrebbero tornare a una “Commodity money” (banconote e monete convertibili in oro), o almeno vogliono gestire un sistema di denaro fiat come se fosse un “sistema di moneta-merce”.
Infatti, nella sua dichiarazione finale al Congresso, il presidente Greenspan ha sostenuto che
le banche centrali avevano fatto proprio questo. (Wray 2004b) In ogni caso, si potrebbe vedere la regola del tasso di crescita monetarista come un tentativo di imporre una disciplina simile a quella imposta da un gold standard (che suppone che l’offerta di moneta cresca solo con riserve d’oro). Obiettivi di inflazione, divieti di operazioni fiscali (leggi che vietano la vendita diretta di debito del Tesoro verso la Banca centrale, per esempio), agganci di valuta, e le esigenze di bilancio in pareggio, tutti seguono una logica simile. L’obiettivo è sempre quello di imporre vincoli che farebbero operare il nostro sistema più come un sistema a moneta-merce che si auto-regola (immaginate?).
Purtroppo, la terminologia genera molta confusione nelle discussioni sulla moneta quindi voglio essere chiaro. Per prima cosa bisogna separare la moneta di conto – qualcosa che non ha esistenza, dalle “money things” (monete fisiche, ndt) che prendono la forma di monete metalliche o banconote di carta, assegni o altre rappresentazioni di “monete” con una esistenza fisica. Negli Stati Uniti si usa il dollaro come nostra moneta di conto, con molte monete fisiche denominate in quella moneta di conto.
Utilizziamo anche una banconota di carta verde, chiamato dollaro, con un valore nominale di un dollaro (ci sono anche le monete del dollaro, ma queste sono raramente utilizzate). Così, sia “monete” che “dollari” sono usati per indicare l’unità di conto come “monete fisiche” denominate nella moneta di conto, generando molta confusione.
In questo capitolo, sarò attento a usare il termine “moneta” per riferirsi a l’unità di conto (o, più in generale, all’istituzione che chiameremo denaro), e “moneta fisica” per riferirsi a qualcosa denominata nella moneta di conto – se questa è la valuta, un deposito bancario, o altro denaro denominato in debito.
Per andare oltre, nell’approccio alternativo che promuovo, la moneta non è e non può essere un bene o una cosa. E ‘un’istituzione, anzi, è forse l’istituzione più importante dell’economia capitalista. La moneta di conto è sociale, l’unità in cui gli obblighi sociali sono denominati. In questo capitolo, non fornirò un’analisi delle origini del denaro, ma ho già rintracciato la moneta nella tradizione del
wergild1, vale a dire, il denaro è venuto fuori dal sistema penale, piuttosto che dai mercati, motivo per cui le parole debiti monetari o passività sono associati a trasgressioni contro le persone e la società (Wray 2004a). A mio avviso, la moneta precede in realtà i mercati, e così fa il governo. Come Karl Polanyi (1971) ha sostenuto, i mercati non scaturivano dalle menti di venditori ambulanti ed affaristi, ma piuttosto sono stati creati dal governo.
Dati i vincoli di spazio, non voglio approfondire la storia della moneta, dei mercati, o del coinvolgimento del governo in questo. Voglio semplicemente confrontare l’approccio alternativo con il noto approccio ortodosso.
Per dirla nel modo più semplice possibile, la moneta è stata creata per dare al governo il comando sulle risorse socialmente create. Inoltre, ipotizzo che il sistema monetario, in sé, si è evoluto per mobilitare risorse per servire quello che il governo percepisce come il fine pubblico. Naturalmente, è solo in una democrazia che lo scopo del pubblico e lo scopo del governo hanno molte possibilità di allineamento. Il punto è che non possiamo immaginare una separazione della situazione economica dalla politica e qualsiasi tentativo di separare la moneta dalla politica è, in sé, politico. L’adozione di un gold standard, o una valuta estera standard (“dollarizzazione”), o una regola di crescita monetaria Friedmaniana, o un obiettivo d’inflazione è un atto politico che serve gli interessi di qualche gruppo privilegiato.
Non c’è separazione “naturale” di un governo dalla sua moneta. Il gold standard è stato legiferato, proprio come il Federal Reserve Act del 1913 ha legiferato la separazione delle funzioni di banca centrale e Tesoro, e il Balanced Budget Act del 1987 ha legiferato l’abbinamento ex ante della spesa del governo federale e delle entrate nel corso di un periodo determinato dal movimento celeste di un oggetto celeste. Idem il mito della presunta indipendenza della moderna banca centrale – per ragioni che saranno rese più chiare di sotto, le operazioni della banca centrale non possono essere indipendenti dalle operazioni di tesoreria. E le operazioni della banca centrale non sono libere dalla politica, esse sono soggette a pressioni di interessi diversi, spesso è una creatura legale del corpo legislativo, e analisi empiriche hanno dimostrato che i funzionari delle banche centrali tengono conto della politica quando si prendono decisioni. (Wray 2004b)
Ovviamente, tutto questo è in contrasto con l’economia convenzionale, che ipotizza una economia di Robinson Crusoe che precede quello che vorremmo riconoscere come società. Individualmente i produttori autosufficienti si uniscono per barattare al fine di aumentare l’utilità individuale; la specializzazione è incoraggiata dallo scambio, secondo il vantaggio comparato. La pianificazione sociale è inutile perché il perseguimento atomistico dei propri interessi risulta in coordinamento con i meccanismi di mercato. Il denaro aumenta semplicemente l’efficienza.
Il Governo viene introdotto più tardi, nel bene e nel male. Da una parte, vi sono alcune aree in cui l’iniziativa privata da sola non riesce a fornire l’ottimale livello di produzione, dall’altro, il governo, in sé, cerca se stesso in modi che portano a risultati sub-ottimali. Per quanto riguarda la moneta, il governo può generare miglioramenti di efficienza certificando la validità della moneta merce. Tuttavia, il governo va oltre, raccogliendo profitti di signoraggio.
Eventualmente esso riduce il costo marginale dell’emissione della moneta con l’adozione di una “valuta fiat” (in miglioramento perché rilascia “la moneta merce” per altri usi), che poi incoraggia ad emetterne troppa (causando inflazione, che in talune condizioni porta a risultati non ottimali). I dettagli non sono importanti per la nostra analisi se non per notare la sequenza: prima lo scambio, poi i mercati, poi la moneta, allora il governo. Se l’ortodossia vede questa sequenza come storicamente accurata questo non c’entra nulla – si tratta di una sequenza logica che fa luce sulla visione ortodossa della natura della moneta, che è fondamentalmente legata agli scambi e ai mercati. Il Governo è in gran parte un intruso, con gli svantaggi legati alle sue interferenze che hanno maggior peso dei benefici.
Nella visione alternativa, si può pensare alla moneta come moneta di tassazione, con la moneta di conto che denomina una passività sociale. Spesso, è la tassa che monetizza una attività – che pone un valore monetario sull’attività ai fini della determinazione della quota da rendere a Cesare.(iii)
Il governo sovrano nomina quale cosa denominata moneta può essere consegnata in riscatto contro il proprio obbligo sociale o il dovere di pagare le tasse. La moneta fisica governativa è, come tutte le monete fisiche, una passività denominata nella moneta di conto dello stato. E come tutte le monete fisiche, deve essere redenta, cioè accettata dal suo emittente. Come Hyman Minsky (1986) ha sempre detto, chiunque può creare denaro (fisico); il problema sta nel farlo accettare. Solo il sovrano può imporre imposte per garantire che la sua moneta sarà accettata. Ma il potere è sempre un continuum e non dobbiamo immaginare che l’accettazione di una moneta non sovrana è necessariamente volontaria. Siamo avvertiti di essere né creditori né debitori, ma tutti noi siamo sempre contemporaneamente debitori e creditori – è così difficile cercare di evitare questo. (Innes 1913, 1914 in Wray 2004a)
Un altro modo di guardare ad un sistema monetario è un sistema complesso di crediti e debiti, denominati in una sociale, generale, rappresentativa, moneta di conto. A differenza dei sistemi sociali non monetari, che sono anche complessi sistemi di reciproci obblighi – il sistema monetario quantifica obblighi in termini monetari. La vita in società crea inevitabilmente crediti e debiti, sia obblighi sociali generali che specifici obblighi individuali. In una economia monetaria, questi assumono la forma di IOU (Io Ti Devo) denominati in moneta, rimborsabili attraverso la consegna di altre cambiali monetarie denominate in IOU. Si può eliminare un debito monetario con un altro, offrendo un IOU monetario – esso può essere o il IOU del proprio creditore, o il IOU di una terza parte che il creditore è disposto ad accettare.
Negli USA, il dollaro è la nostra moneta di conto di Stato e moneta ad alto potenziale (HPM o monete, carta moneta verde e riserve bancarie); è la nostra valuta di cui lo Stato è il monopolista. Io preferisco ampliare la definizione convenzionale di moneta perché i titoli del Tesoro USA (banconote e obbligazioni) sono solo HPM che pagano interessi (anzi, i titoli del Tesoro USA sono effettivamente riserve presso la Fed che pagano interessi superiori alle riserve regolari), quindi includeremo la HPM più i titoli del Tesoro come moneta di monopolio del governo. Ovviamente, ci sono molte “monete” (denominate in moneta di conto del governo), che non sono valuta; queste sono emesse da privati ma ciò sarà discusso in un secondo momento.
Il Governo sovrano spende attraverso l’emissione di assegni o, sempre più spesso, direttamente accreditando conti bancari. C’è un accredito simultaneo di riserve bancarie (il patrimonio della banca aumenta per via dell’accredito delle riserve, e le sue passività verso il ricevente del pagamento del governo aumentano di pari importo).
Comprese le perdite da depositi bancari per prelievi di contanti, la spesa pubblica crea valuta dollaro-su-dollaro. I pagamenti fiscali riducono la valuta dollaro-su-dollaro, dal momento che essi prendono la forma di una deduzione dal deposito del contribuente presso la sua banca e di una detrazione equivalente dal conto di riserva della banca presso la Fed. Essenzialmente, la banca funge da intermediario tra il governo e il settore non governativo (che riceve pagamenti dal governo e che paga le tasse al governo).
La valuta del Governo è “restituita” quando le tasse vengono pagate, il che distrugge contemporaneamente valuta nonché le passività del contribuente verso il governo.
Se il governo emette più in pagamenti di quanto non riscuota in tasse, la valuta viene accumulata dal settore non governativo come ricchezza finanziaria. Non abbiamo bisogno di entrare in tutte le motivazioni (razionali, irrazionali, produttive, feticistiche) per le quali si vorrebbe accumulare moneta, se non per notare che molte passività denominate in dollari non sovrani sono convertibili (su richiesta o sotto casi specificati) in valuta. C’è una “piramide” o gerarchia di passività, con passività non governative denominate in dollari che fanno esplicitamente leva sulla valuta (nel caso di quelle che sono direttamente convertibili) o implicitamente su di esse (in caso di passività non governative, non convertibili, denominate in dollari). (Bell 2001) Le valute a corso legale non sono necessarie ad indurre le entità non governative ad accettare la valuta per i pagamenti di terzi (cioè, si può pagare un debito a una banca con valuta, piuttosto che utilizzando l’IOU della banca, o un IOU di un’altra banca) poiché un onore fiscale pagabile in valuta (direttamente o tramite un intermediario bancario) è sufficiente a “guidare” una valuta, e normalmente è sufficiente a garantire che la moneta si trovi in cima alla piramide.
Le banche creano moneta bancaria (depositi) “endogenamente” così come creano prestiti (comprando IOU). Poiché le banche promettono esplicitamente di redimere i depositi per la valuta (compensando i conti tra loro e con il governo, usando la valuta), esse devono essere in grado di ottenere tale valuta come richiesto. Esse detengono alcune riserve di valuta a portata di mano (caveau, contanti più i depositi di riserva presso la banca centrale), e possono prendere in prestito le riserve nei mercati interbancari. (Spesso, il portafoglio della banca o i titoli del tesoro sono utilizzati come garanzia di tali prestiti.) Tuttavia, l’offerta finale della valuta deve venire dal governo. La banca centrale è sempre pronta come fornitore residuale, sia con le riserve di prestito nella discount window o fornendole nelle operazioni di mercato aperto. Mentre i depositi bancari fanno “leva finanziaria” sulle riserve, non dovremmo adottare la visione ortodossa che le riserve “vincolino” i prestiti bancari e la creazione di depositi attraverso un moltiplicatore del deposito. Non è così perché la banca centrale accomoda sempre la domanda di riserve della banca. Questo è diventato ovvio sin da quando le banche centrali hanno esplicitamente adottato obiettivi di tasso di interesse overnight. Per raggiungere questi obiettivi, l’offerta di riserve deve essere “orizzontale”, cioè deve sempre accogliere la richiesta. (Wray 1990)
Per ricapitolare: un governo sovrano spende per accreditare i conti bancari dei destinatari; tassa per addebitarli. Un deficit di bilancio comporta che i crediti superano gli addebiti. Questo si presenta come ricchezza finanziaria netta nel settore non governativo, e come crediti di riserva netti del sistema bancario. Un avanzo di bilancio significa il contrario: la riduzione della ricchezza finanziaria netta del settore non governativo, nonché addebiti di riserva netti del sistema bancario. A parità di altre condizioni, un deficit di bilancio continuo porta a continui crediti di riserva netta; questa volontà normalmente genera riserve in eccesso nel sistema bancario, offerte dalle banche nel mercato interbancario. Naturalmente, un eccesso aggregato non può essere eliminato attraverso tale prestito. Tutto quello che si può fare è spingere il tasso overnight (interbancario, ndt) verso lo zero (o il tasso pagato sulle riserve in sistemi in cui la banca centrale paga un tasso positivo). Questa pressione è ridotta attraverso la vendita di titoli di Stato da parte della banca centrale e del Tesoro. Nel breve periodo, tali vendite sono realizzate attraverso le operazioni di mercato aperto della banca centrale. Nel lungo periodo, le vendite sono svolte dal Ministero del Tesoro attraverso nuova emissioni. Questo permette alla banca centrale di raggiungere il suo tasso overnight obiettivo.
D’altra parte, gli avanzi di bilancio (surplus, ndt) continui drenano le riserve e possono condurre ad una posizione di riserva delle banche non sufficiente al raggiungimento di quanto desiderato e/o richiesto. Nel breve periodo, la banca centrale fornisce le riserve necessarie attraverso acquisti sul mercato aperto; nel lungo periodo, il Tesoro rettifica il drenaggio di riserve attraverso il ritiro di debito residuo. In effetti il pubblico cede il suo debito sovrano che fornisce un interesse per pagare tasse “eccessive” che risultano dagli avanzi di bilancio i quali, altrimenti, drenerebbero le riserve richieste e/o desiderate del sistema bancario. (Bell e Wray 2003)
Le vendite (o gli acquisti) di titoli da parte del Tesoro e la banca centrale sono, in ultima analisi, innescate dalla deviazione delle riserve dalla posizione desiderata (o necessaria) da parte del sistema bancario, che fa sì che il tasso overnight si muova lontano dal target (se il target è sopra lo zero). Le vendite di obbligazioni da parte sia della banca centrale o del Tesoro sono viste come parte della politica monetaria progettata per consentire alla banca centrale di raggiungere il suo target.
Questo obiettivo è “amministrato” esogenamente dalla banca centrale. La banca centrale fissa il suo obiettivo come risultato della sua convinzione circa l’impatto di questo tasso su una gamma di variabili economiche che sono incluse nei suoi obiettivi politici. In altre parole, la regolazione di questo tasso “esogenamente” non implica che la banca centrale sia ignara dei vincoli economici e politici che essa crede di governare (se tali vincoli e relazioni siano o meno realmente esistenti). La banca centrale potrebbe aumentare il suo tasso di interesse obiettivo se, per esempio, ritiene che i deficit governativi svaluteranno la moneta e causeranno inflazione, tuttavia, l’aumento del tasso di interesse è discrezionale e non un risultato diretto delle reazioni del mercato. Per questa ragione, le storie sul solito “spiazzamento” o sui fondi mutuabili hanno esattamente sbagliato: i deficit di bilancio mettono una pressione al ribasso sui tassi di interesse, mentre i surplus di bilancio spingono i tassi verso l’alto. Si noti inoltre che il punto di vista alternativo è che le vendite di obbligazioni del governo sovrano non sono un’operazione di prestito e non sono parte della politica fiscale. La politica monetaria fissa un tasso overnight obiettivo e quindi utilizza le operazioni di mercato aperto, più le nuove emissioni sul mercato, per drenare/aggiungere riserve necessarie per raggiungere quell’obiettivo all’interno di una banda di oscillazione desiderata.
Le banche preferiscono il debito del Tesoro che fornisce interessi-fruttiferi anziché le riserve (indesiderate e/o non richieste) in eccesso che non forniscono interessi (o interessi più bassi), quindi non c’è nessun problema per la vendita del debito del Tesoro al fine di drenare le riserve in eccesso.
Si noti, inoltre, che se le banche non preferiscono acquistare titoli di Stato, il Tesoro (e la banca centrale) potrebbe semplicemente evitare di venderli, e, anzi, non necessiterebbe di vendere il debito come le banche hanno preferito detenere le riserve con interessi infruttiferi. In altre parole, lungi dal richiedere che il Tesoro “prenda in prestito” con la vendita di nuove emissioni, i disavanzi pubblici richiedono solo che la tesoreria e la banca centrale drenino l’eccesso di riserve per evitare una pressione al ribasso sui tassi d’interesse overnight. Ciò significa che il diffuso timore che i “mercati” potrebbero decidere di non comprare il debito del Tesoro se i deficit di bilancio sono considerati troppo grandi è errato: le obbligazioni non sono vendute per “prendere in prestito”, ma piuttosto per drenare le riserve in eccesso. Se i «mercati» preferiscono le riserve in eccesso, le obbligazioni quindi non necessitano di essere vendute, e non saranno vendute perché non vi sarà alcuna pressione sul tasso overnight che deve essere attenuata.
Il debito del Tesoro può essere eliminato del tutto, se la banca centrale paga interessi sulle riserve (come in Canada, e ora negli Stati Uniti), o se si dovesse adottare un tasso overnight obiettivo pari a zero (come in Giappone per circa un decennio). In entrambi i casi, la banca centrale sarebbe in grado di raggiungere il suo obiettivo, indipendentemente dalla quantità di riserve in eccesso create dal deficit del Tesoro; di conseguenza, non ci sarebbe bisogno di vendite di debito sovrano.
In conclusione, la nozione di un “vincolo di bilancio governativo” si applica solo ex post per una nazione sovrana che opera con una propria moneta, come dichiarazione di una identità piuttosto che come un vincolo economico. Alla fine dell’anno, qualsiasi aumento della spesa pubblica sarà corrisposto da un aumento delle tasse, un aumento di moneta ad alto potenziale (riserve e contanti), e/o un aumento di debito sovrano detenuto. Ma questo non significa che le tasse o le obbligazioni effettivamente “finanziano” la spesa pubblica. Un governo sovrano spende accreditando conti bancari, per cui la spesa non può mai essere vincolata dalle sue tasse o dalla vendita delle obbligazioni (a meno che non si vincola attraverso leggi, modifiche costituzionali o procedure operative auto-imposte). Né può mai essere costretto a venir meno ai propri impegni in valuta nazionale, che possono sempre essere onorati accreditando conti bancari. Il “vincolo di bilancio governativo” non è un vincolo ma una identità ex post.
Dal momento che il governo è l’unico emittente della moneta, come ogni monopolista, può fissare le condizioni alle quali è disposto a fornirla. Se si dispone di qualcosa da vendere che il governo vorrebbe avere – un ora di lavoro, una bomba, un voto – il governo offre un prezzo che si può accettare o rifiutare. Il tuo potere di rifiutare, però, non è un gran che. Quando stai morendo di sete, il fornitore monopolista dell’acqua ha un notevole potere sui prezzi. Il governo che impone una tassa pro-capite può fissare il prezzo di qualunque cosa tu venderai per ottenere i mezzi per il pagamento delle imposte in modo che tu possa tenere la testa sulle tue spalle. Dal momento che il governo è l’unica fonte di valuta richiesta per pagare le tasse, e dato che almeno alcune persone devono pagare le tasse, il governo ha un notevole potere di determinazione dei prezzi.
Nell’economia moderna, se il governo offre un prezzo così basso tale da non esserci venditori per il governo, vengono avviati diversi processi che, alla fine, genereranno venditori. Primo, in assenza di acquisti governativi, il bilancio del governo si muove bruscamente verso un surplus. Le tasse sono pagate riducendo gradualmente la ricchezza del settore non governativo, cioè la moneta (HPM più titoli del Tesoro). Questo tenderà a deprimere la spesa del settore privato attraverso i soliti effetti sulla ricchezza. Ciò costringerà anche le banche a prendere in prestito le riserve in modo che possano effettuare pagamenti ai governi per conto dei loro clienti contribuenti, ma dovrà fornire una garanzia scontabile alla banca centrale. La riduzione della spesa pubblica avrà i soliti effetti depressivi sulla spesa e la produzione di una nazione attraverso il “moltiplicatore”. Quando tutto è detto e fatto, l’economia si sgonfia fino a che alcuni venditori accetteranno le offerte del governo. Ovviamente, questo vuole essere un esempio estremo per dimostrare il potenziale potere di determinazione dei prezzi del governo. I governi del mondo reale normalmente non riconoscono o utilizzano questo potere sui prezzi. Essi forniscono inoltre dei trasferimenti che sono, almeno in parte, anticiclici. Per questo motivo, se i prezzi offerti dal governo non hanno portato alcun venditore e generano pressioni deflazionistiche, la spesa del governo sui trasferimenti sostituirebbe in parte la sua riduzione di spesa per la produzione. Ancora, la possibilità di usare il potere sui prezzi è a disposizione di un governo sovrano.
Concludiamo ricapitolando brevemente lo spazio politico di cui gode un Governo sovrano:
- La politica monetaria può impostare il tasso overnight obiettivo come vuole al fine di raggiungere gli obiettivi di politica pubblica. I mercati non “dettano” un tasso di interesse che il governo è obbligato ad accettare. In effetti, il governo può, se vuole, impostare tassi di interesse su una varietà di scadenze di suoi IOU. Dato che il governo non ha “bisogno” di prendere in prestito, può semplicemente offrire buoni del Tesoro e obbligazioni con scadenze che vanno da una notte a dieci o trent’anni a tassi di interesse specificati, e poi lasciare che la quantità di quest’ultimi “fluttui” a seconda delle preferenze di portafoglio del settore non governativo.
In alternativa, e in modo equivalente, può offrire depositi presso la banca centrale con differenti scadenze e ai tassi di interesse desiderati. Il settore non governativo potrà quindi scegliere di destinare la sua ricchezza finanziaria netta in quei depositi in base alle preferenze di portafoglio.
Il Governo non fisserebbe il tasso di interesse nei “mercati privati”, ma i suoi tassi amministrati attraverso scadenze avrebbero un certo impatto sulla struttura a termine dei tassi “di mercato”. - Il Governo può “permettersi” di comprare qualsiasi cosa in vendita nella sua valuta. Esso acquista accreditando conti bancari, per cui non è finanziariamente limitato e non può diventare insolvente nella propria valuta. Può effettuare tutti i pagamenti dovuti.
- La politica fiscale ha sempre la possibilità di raggiungere la piena occupazione di tutte le risorse nazionali, compreso il lavoro, per il semplice motivo che se ci sono proprietari di risorse inutilizzate, il governo può acquistarle o occuparle. La piena occupazione è una scelta politica, il che significa che la disoccupazione è il risultato di scelte politiche al fine di non perseguire la piena occupazione. E’ probabile che il governo di solito non riconosce questo, e di certo non usa il suo potere per raggiungere la piena occupazione. E anche se riconoscesse questo potere, probabilmente non lo userebbe – per paura che la piena occupazione possa generare risultati economici, politici o sociali non desiderati.(Le evidenti paure ortodosse sono che la piena occupazione genera inflazione e svalutazione della moneta, rafforza la posizione del lavoro e minaccia la posizione delle classi dominanti. Mentre credo che queste convinzioni siano errate, questo argomento va oltre lo scopo di questo capitolo. Vedere Wray 1998.)
- Il Governo sovrano ha un notevole potere di determinazione dei prezzi. Di nuovo, può non riconoscerlo, e di solito non usa tale potere a sua disposizione.
- Siccome non promette di redimere la sua valuta ad un determinato tasso di cambio, il governo non deve rispondere ad un disavanzo delle partite correnti con una politica interna di austerità per cercare di ridurre le importazioni.
Invece, si può semplicemente lasciare fluttuare la moneta. Se i posti di lavoro sono persi a causa delle importazioni, il governo può utilizzare la politica per sostituirli, sia attraverso la creazione diretta di lavoro o stimolando la domanda aggregata. Il Governo, ancora, è in grado di utilizzare la politica fiscale e monetaria per influenzare i tassi di cambio, se sceglie di farlo. Ma con un tasso di cambio fluttuante, può invece scegliere di conseguire la piena occupazione e la stabilità interna. La politica interna non necessita di essere tenuta in ostaggio per il tasso di cambio.
Nel loro insieme, tutto questo implica uno spazio politico notevole per un governo che opera con una moneta sovrana. Se lo si desidera, è possibile utilizzare la politica monetaria e fiscale per perseguire finalità pubbliche. Esso può, se lo sceglie, perseguire gli obiettivi politici come la stabilità dei prezzi e della valuta, o la stabilità dei mercati finanziari. È possibile che alcuni obiettivi potrebbero essere in conflitto con gli altri. Tuttavia, la sovranità monetaria non rende questi conflitti più acuti, ma apre più spazi alla politica per trovare soluzioni ai conflitti. Mentre io credo che sia possibile formulare politiche per raggiungere simultaneamente la piena occupazione con la stabilità dei prezzi e la stabilità monetaria, attraverso un programma di datore di lavoro di ultima istanza, questo non sarà perseguito qui.
Risposte ai quiz.
Ora siamo pronti ad esaminare le risposte corrette ai quiz forniti all’inizio di questo capitolo. Sarà ora evidente che la risposta corretta a ogni domanda è “falso”.
Q1: Proprio come una famiglia, il governo deve affrontare un vincolo di bilancio? Falso.
- A differenza di una famiglia, il governo è l’emittente della propria valuta (HPM più titoli del Tesoro).
- Cometaledevelogicamentespendereprimachepossaraccoglierelapropriavalutacome gettito.
- La spesa pubblica è vincolata solo da ciò che viene offerto in vendita in cambio della sua valuta.
- Tutti gli altri vincoli sono auto-imposti. Ciò non significa che tutti gli auto-vincoli siano cattivi. Ricordiamo che il governo usa il sistema monetario per spostare risorse al settore pubblico, ma non è nell’interesse pubblico spostare tutte le risorse al settore pubblico.Q2: Le tasse finanziano la spesa pubblica? Falso.
- Le tasse creano i venditori di beni e servizi acquistati dal governo.
- Dalla prospettiva del governo, lo scopo del sistema monetario è quello di trasferire beni e servizi reali dal settore non-governativo al pubblico dominio per raggiungere finalità pubbliche.
- Per dirla nel modo più semplice possibile, le tasse guidano la moneta, nel senso che dall’inizio vi è la necessità di pagare le tasse nella moneta del governo, il che che dà luogo alla domanda di tale valuta. Altri usi della moneta derivano dalle tasse.Q3: Il governo prende in prestito denaro dal settore privato per finanziare il deficit di bilancio? Falso.
- Il Governo non lo fa, infatti, non può prendere in prestito la propria valuta per eseguire un deficit di bilancio. Quando il governo vende obbligazioni semplicemente addebita riserve bancarie e accredita l’acquirente con un titolo del tesoro (essenzialmente solo riserve con maggiore interesse); il governo non ottiene nulla da utilizzare come mezzo di scambio – cambia soltanto la forma della sua passività.
- La valuta fiat in genere non entra nell’economia mediante la “stampa di moneta”, piuttosto, il governo spende accreditando conti bancari e tassa addebitandoli.
- Il governo accredita le riserve bancarie quando spende e addebita riserve bancarie quando tassa. Le banche fungono da intermediari tra il governo e il settore non governativo.
- Le riserve in eccesso spingono il tasso overnight in giù; le riserve insufficienti lo spingono in su. Lo scopo della vendita di titoli da parte del governo (banca centrale e Tesoro) è quello di drenare le riserve in eccesso; l’acquisto e la dismissione di obbligazioni (dalla banca centrale e dal Tesoro, rispettivamente) è quello di aggiungere riserve. Le vendite dei titoli distruggono le riserve, ma non forniscono al governo più moneta da spendere.
- Pertanto, le vendite e l’acquisto di titoli sono parte della politica monetaria – non un’operazione di indebitamento – esse aiutano la banca centrale a raggiungere il suo tasso di interesse obiettivo.Q4: Le eccedenze di bilancio alleviano la pressione sui tassi di interesse, perché più fondi sono disponibili per gli investimenti del settore privato? Falso.
- Le eccedenze di bilancio distruggono il reddito e la ricchezza finanziaria del settore non go- vernativo. Riducono la moneta in circolazione. Non forniscono nulla al settore non governativo che può essere speso.
- Le eccedenze di bilancio drenano le riserve, quindi esercitano una pressione al rialzo sui tassi.
- Il deficit di bilancio mette effettivamente pressione al ribasso sui tassi di interesse.
- Il tasso di interesse overnight è l’obiettivo della politica monetaria, e il target è mantenuto all’interno di una banda attraverso la fornitura della quantità di riserve desiderata (o richiesta) da parte del sistema bancario.
- Lo stesso risultato può essere ottenuto pagando il tasso obiettivo sulle riserve e fornendo gli scoperti di conto alla banca centrale che fa pagare il tasso obiettivo sulle riserve prese in prestito (il sistema canadese). Questo elimina la necessità di vendere titoli del Tesoro.Q5: Persistenti deficit di bilancio lasceranno la prossima generazione con una inflazione più alta e maggiori tasse? Falso.
• Sarebbe chiaramente inflazionistico continuare a spingere i deficit oltre il livello richiesto per raggiungere la piena occupazione. Ma fino al punto di piena occupazione, i disavanzi non sono necessariamente inflazionistici. Eppure, la politica ha bisogno di essere a conoscenza di colli di bottiglia e altri problemi strutturali che possono generare inflazione anche prima della piena occupazione.
- L’eventuale disavanzo passato non deve essere rimborsato dalle generazioni future. Le generazioni future saranno lasciate con la ricchezza finanziaria netta dei deficit attuali, ed anche con le infrastrutture pubbliche, la tecnologia e il know-how accumulato. I futuri pagamenti di interessi sul debito in essere saranno ricevuti dalle generazioni future. Il governo sovrano è in grado di onorare il debito nei tempi previsti accreditando conti bancari.
- Le tasse non finanziano la spesa o i pagamenti degli interessi del governo. Quindi non vi è alcun motivo per aumentare le tasse in futuro, semplicemente perché il governo si impegna a onorare i pagamenti degli interessi. Il governo dovrebbe aumentare le tasse in futuro (o tagliare altri tipi di spesa) solo se la domanda aggregata è eccessiva in quel momento.Q6: L’esecuzione di avanzi (surplus) di bilancio correnti vi aiuteranno a far fronte all’onere futuro di prendersi cura di una popolazione che invecchia? Falso.
- La capacità del governo di fornire servizi per le persone anziane nel futuro non è in alcun modo influenzata dai correnti (o passati) esiti di bilancio.
- Quando il governo effettua un surplus distrugge moneta, reddito, e ricchezza finanziaria. Un avanzo di bilancio non consente al governo di accumulare fondi da utilizzare in seguito.
- Il governo può spendere fino a che ci siano destinatari disposti a richiedere spesa pubblica.
- I soli vincoli reali sulla spesa pubblica sono i beni e i servizi reali disponibili che possono essere scambiati con la valuta. Quindi, se la produzione disponibile in futuro non è sufficiente per la cura dei giovani, degli anziani e di quelli in età lavorativa, allora vi sarà una vera e propria crisi. Tuttavia, non ci sono proiezioni plausibili di una tale crisi in quanto i cambiamenti demografici sono piccoli rispetto al probabile aumento della capacità produttiva.
- Non voglio esplorare le sfide poste dai problemi ambientali come il riscaldamento globale. Tuttavia, queste sono sfide “reali”, non problemi finanziari. La valuta sovrana fornisce maggiore spazio alla politica fiscale e monetaria per far fronte a queste sfide reali, ma i problemi non saranno risolti se non si trovano soluzioni reali e incorporate nella politica. CONCLUSIONI
Non possiamo iniziare l’analisi dei sistemi monetari moderni con un paradigma di baratto.
Né possiamo iniziare l’analisi senza il governo e quindi aggiungerlo in un secondo momento come una ingerenza nell’economia di un “mercato” ben funzionante.La moneta moderna è moneta dello Stato.
La moneta è unità di conto sovrana, l’unità in cui le passività del governo sono denominate. In ogni nazione, la stragrande maggioranza delle passività denominate in moneta saranno denominate nella moneta di conto sovrana.
C’è una piramide di queste passività, con le passività monetarie non sovrane che fanno leva sulla valuta sovrana.
L’uso all’interno di una nazione di una valuta sovrana permette che il governo usi il sistema monetario per perseguire finalità pubbliche.
Ciò fornisce uno spazio politico sufficiente tale che il governo è in grado di realizzare molto di più di quanto non faccia attualmente nel perseguimento del pubblico interesse.
Purtroppo, i governi non si rendono conto di questo, credendo di trovarsi ad affrontare difficoltà finanziarie.
In realtà, si trovano ad affrontare solo i vincoli di risorse reali e vincoli politici.
Anche le nazioni in via di sviluppo sarebbero in grado di ottenere molto di più di quanto non facciano ora, se essi riconoscessero la natura dei vincoli che in realtà devono affrontare.
La maggior parte dei vincoli sono auto-imposti, derivanti dalla incomprensione del funzionamento di una moneta sovrana.
Ci sono anche vincoli di risorse reali, ma questi non sono di solito operativi nelle nazioni sviluppate; né sono raggiunti in nazioni in via di sviluppo, che hanno sempre grandi quantità di manodopera disoccupata e di altre risorse.
Non ho trattato il caso di nazioni non sovrane, cioè quelli senza monete sovrane, come li definisco io.
L’esempio più importante oggi si trova in Eurolandia, dove le singole nazioni volontariamente hanno abbandonato le loro valute sovrane per l’euro. La crisi attuale sta esponendo la follia della formulazione attuale dell’euro-sistema. Mentre la maggior parte delle critiche si concentrano su una gestione presumibilmente ed eccessivamente conservatrice della Banca centrale europea, il vero problema è l’evirazione della politica fiscale, separando le singole nazioni dalla valuta. La crisi sta dimostrando la necessità di uno stimolo fiscale molto più espansivo per l’intera area dell’euro. Eppure le singole nazioni affrontano i vincoli finanziari perché non hanno la propria valuta sovrana.
Forse i politici realizzeranno finalmente la necessità di una maggiore revisione e di un ritorno ad un sistema monetario sovrano. Che, tuttavia, è oltre la portata di questo capitolo.
REFERENCES
Bell, S. (2001) ‘The Role of the State and the Hierarchy of Money’, Cambridge Journal of Economics 25(2): 149-163.
—– and L.R. Wray (2003) ‘Fiscal Impacts on Reserves and the Independence of the Fed’, Journal of Post Keynesian Economics 25(2): 263-71.
Grierson, P. (1977) The Origins of Money, London: Athlone Press.
Innes, A. M. (1913) ‘What Is Money?’ Banking Law Journal, 377-408; and 1914. ‘The Credit Theory of Money’, Banking Law Journal, 151-68, both reprinted in Wray 2004a.
Polanyi, K. (1971) ‘Aristotle Discovers the Economy’, in K. Polanyi, Conrad M. Arensberg, and Harry W. Pearson (eds), Trade and Market in the Early Empires, Regnery Company, Chicago, p. 64.
Minsky, H.P. (2008) Stabilizing an Unstable Economy, New York: McGraw Hill. Wray. L.R. (1998) Understanding Modern Money: The Key to Full
Employment and Price Stability. Cheltenham, UK: Edward Elgar.
——— (1990) Money and Credit in Capitalist Economies: The Endogenous
Money Approach, Aldershot, UK: Edward Elgar.
——— (ed.) (2004a) Credit and State Theories of Money: the contributions of A. Mitchell Innes, Cheltenham, Edward Elgar.
———- (2004b) ‘The Fed and the New Monetary Consensus: The Case for Rate Hikes, Part Two’, Public Policy Brief, Levy Economics Institute, No. 80.
i Ringrazio i partecipanti al workshop per i preziosi commenti sulla mia presentazione.
ii Questo quiz è basato su di uno usato da William Mitchell in una presentazione congiunta che abbiamo tenuto a Newcastle, Australia, a Maggio 2009.
iii Entrambe queste nozioni (la moneta è la valuta di tassazione, e la tassazione monetizza le attività) nascono da discussioni nei workshop, oltre che da un primo workshop interdisciplinare tenuto a Gennaio 2009 alla Tel Aviv University.
Ringrazio, in particolare, Bruce Carruthers (che ha partecipato ad entrambi) e Christine Desan (che ha partecipato al workshop a Tel Aviv) per i loro commenti.
Il wergild era, nel diritto penale di alcune popolazioni germaniche, «una somma in denaro che stabiliva il valore teorico di un uomo o di una donna». (Dal longobardo Wergild, il termine, che in tedesco è noto come Wergeld (ma anche Wehrgeld, Wiedergeld, Manngeld e Friedegeld) e in latino come weregildus o compositio, è un sostantivo composto che deriva dall’alto tedesco antico wer (“uomo”, cfr. il latino vir) e geld (“prezzo”, “denaro”, “pagamento”)
Traduzione a cura dell’Area Traduzione – CSEPI
Da: Levy Economics Istitute