Rubrica a cura del prof. Gabriele Bastianutti
Puntata 1
CSEPI - La filosofia antivirale del prof Gabriele Bastianutti - Pillola n°1: "La società gassosa"
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Rubrica a cura del prof. Gabriele Bastianutti
Il nuovo libro di testo di base incoraggia gli studenti ad adottare un approccio più critico alle ipotesi prevalenti sul tema della macroeconomia, confrontando e contrapponendo approcci eterodossi e ortodossi alla teoria e alla politica. Il libro di testo in questione sviluppa un modello eterodosso da zero, si basa sui principi della Teoria Monetaria Moderna (MMT) derivanti, tra gli altri, dalle teorie di Keynes, Kalecki, Veblen, Marx e Minsky. Il team di autori di fama internazionale offre appropriate raccomandazioni di politica fiscale e monetaria, spiegando come si sarebbe potuto evitare lo scarso rendimento economico della maggior parte dei paesi capitalisti ricchi negli ultimi decenni, fornendo un argomento pratico e filosofico ben ragionato per un approccio eterodosso sostenuto dalla MMT.
Con rinnovata passione civile e ironia intellettuale l'autore delle "Sei lezioni di economia" introduce i lettori al ruolo della moneta e della politica monetaria. Avvalendosi del contributo di qualificati studiosi, legati in particolare alle banche centrali, e del pensiero economico eterodosso, le lezioni smontano la visione della politica monetaria dei libri di testo. In tal modo non solo si offre a studiosi e studenti, a politici e giornalisti, ed a cittadini e militanti interessati ai temi sociali uno strumento per comprendere le decisioni monetarie, in particolare quelle della BCE, ma si fornisce un'ulteriore prova della fallacia delle teorie economiche dominanti. Le analisi del libro intrecciano le spiegazioni analitiche con le vicende della crisi finanziaria e l'impatto economico della pandemia, con uno sguardo particolare al futuro dell'Europa e del nostro paese.
Dopo anni di supremazia incontrastata, la teoria economica dominante è oggi seriamente minacciata da una nuova e controversa scuola di pensiero che sta rapidamente conquistando il mondo intero, rivoluzionando il nostro modo di concepire l’economia. Si tratta della cosiddetta “teoria monetaria moderna” o MMT (Modern Monetary Theory). La MMT ci invita a ripensare completamente il funzionamento della finanza pubblica: il bilancio dello Stato non è come quello di una famiglia; gli Stati che dispongono della sovranità monetaria, infatti, sono degli emittenti di valuta – possono, cioè, creare “dal nulla” tutto il denaro che vogliono – e dunque non possono mai “finire i soldi”, né possono essere costretti a fare default sui loro titoli di debito; i deficit pubblici non danneggiano le future generazioni né pregiudicano la crescita a lungo termine; e soprattutto, le politiche sociali non compromettono la sostenibilità fiscale dello Stato. La MMT, in altre parole, ribalta completamente la narrazione che ci è stata ossessivamente propinata in questi anni per giustificare politiche di austerità dai devastanti effetti economici e sociali. E per questo fa così paura ai guardiani dell’ortodossia. Stephanie Kelton – economista statunitense di fama mondiale, consulente economico di Joe Biden e Bernie Sanders, ed ex economista capo presso la minoranza democratica della Commissione bilancio del Senato statunitense – è probabilmente la divulgatrice più nota della MMT. In questo libro Kelton offre un’introduzione semplice e accessibile ai concetti chiave della MMT, mostrandoci come possiamo utilizzarli per costruire una società più giusta e più prospera, passando da una narrazione di scarsità a una di opportunità. Il mito del deficit rappresenta anche un fondamentale contributo al dibattito europeo, permettendoci di comprendere appieno i problemi derivanti dall’aver rinunciato alla sovranità monetaria attraverso l’adesione alla moneta unica europea.
Le scienze sociali comprendono un'ampia famiglia di discipline che ha per oggetto la società umana, le sue strutture e i suoi processi. Esse si articolano in tecniche di ricerca differenti volte ad indagare i motivi e le conseguenze dei comportamenti umani all'interno di un sistema di relazioni che costituisce un gruppo sociale. Studiare il funzionamento dell'economia significa indagare una particolare dimensione della società umana. L'economia, come ogni altra disciplina che fa parte delle scienze sociali (dall'antropologia alla sociologia, dalle scienze politiche alla psicologia), ha appunto per oggetto lo studio delle relazioni tra individui che formano una società. Pur condividendo con le altre discipline il medesimo oggetto di studio, l'economia si distingue per una sua particolare lente di lettura. A differenza degli altri scienziati sociali, l'economista si concentra su quel particolare tipo di relazioni sociali attraverso le quali un soggetto trasferisce un valore ad un altro soggetto nella forma di un diritto di proprietà o della fruizione di un servizio. L'atto di un soggetto che cede un valore ad un altro soggetto (che a sua volta lo acquisisce) stabilisce una relazione di tipo "economico" che influenza la sfera individuale di ciascuna delle parti coinvolte. Sebbene l'interesse per i fenomeni "economici" (come le regole del commercio, la determinazione dei prezzi, l'uso della moneta e dei rapporti di debito, o le cause della ricchezza nazionale) possa essere fatto risalire a civiltà e culture antiche, è nell'era moderna che si afferma gradualmente una demarcazione più specifica del campo d'indagine dell'economia. È nella sua denominazione originaria di "economia politica" che acquisisce, prima ancora delle altre scienze sociali, una propria autonoma fisionomia. Per quanto riguarda il progresso della scienza economica nella cultura occidentale nell'era moderna, è utile ricordare alcuni passaggi significativi: l'intuizione dei primi economisti fisiocratici francesi che illustrano l'attività economica come un processo di produzione e distribuzione della ricchezza, reso possibile dall'interazione di diversi attori sociali; la pubblicazione de La Ricchezza delle Nazioni (1776) in cui il filosofo morale scozzese Adam Smith riconduce la formazione della ricchezza nazionale al fattore fondamentale del capitale umano, vale a dire l'abilità e l'ingegno di chi lavora; l'istituzione, nel 1805, della prima cattedra di Economia Politica in Inghilterra, assegnata a Thomas Malthus; la pubblicazione, nel 1890, dei Principi di Economia di Alfred Marshall, che è considerato il primo manuale di economia; fino alla pubblicazione de La Teoria Generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1936) in cui John Maynard Keynes costruisce un linguaggio di analisi che condizionerà la macroeconomia contemporanea.
In questa quinta edizione, il testo è stato sottoposto ad una revisione completa, allo scopo di aggiornare la trattazione secondo i contributi più recenti della ricerca. L'autore, come nelle precedenti edizioni, ha cercato di evitare ogni presentazione dogmatica. A questo scopo, ogni problema viene accuratamente illustrato nei suoi assunti iniziali, nell'elaborazione logica, nei risultati finali. Là dove diverse scuole di pensiero giungono a conclusioni diverse, le divergenze vengono chiarite e accuratamente illustrate nelle loro rispettive ragioni. L'esposizione è arricchita da richiami ad autori del passato, sì da rendere chiara al lettore l'origine dei grandi quesiti teorici e le ragioni della loro elaborazione nel corso del tempo. Ogni capitolo è corredato da ampie Note bibliografiche, nelle quali il lettore trova un esteso corredo di richiami agli autori più rilevanti nonchè notizie storiche e biografiche utili alla comprensione del pensiero teorico. L'autore ha curato con attenzione particolare la chiarezza del linguaggio. Le elaborazioni matematiche sono estremamente contenute e comunque non sono mai necessarie per la comprensione del testo.
"Non esistono ricette universali, né politiche sempre e comunque superiori alle altre; gli economisti dovrebbero smettere di vendere questa pericolosa illusione alle opinioni pubbliche e ai responsabili politici. Il mercato rende liberi è l'antidoto perfetto per la tentazione della semplificazione che tanti danni ha fatto e continua a fare nel dibattito pubblico. Il cammino è ancora lungo, come lo stesso Mauro Gallegati ci mostra in questo libro, tuttavia i passi avanti sono stati notevoli proprio nei campi che in questi anni si sono dimostrati più rilevanti, dai modelli dell'instabilità finanziaria e delle crisi alle teorie dell'innovazione e del progresso tecnico, per citare solo i più ovvi. Certo, la teoria non è ancora consolidata, ma ciò non giustifica il persistere di politiche e metodi di analisi la cui credibilità è stata definitivamente rimessa in causa dagli eventi degli ultimi dieci o quindici anni. È importante leggere il libro di Mauro Gallegati oggi e lo sarà ancor di più quando la crisi del nostro tempo sarà alle spalle e si dovrà resistere alla tentazione di un ritorno al business as usual." (Dalla prefazione di Francesco Saraceno)
Quante volte, negli ultimi anni, abbiamo sentito dire che più che del “reddito di cittadinanza” avremmo bisogno del “lavoro di cittadinanza”? Questo libro offre un’ampia trattazione di una delle politiche più interessanti dedicata al perseguimento della piena occupazione, congiunta alla lotta diretta contro la povertà e alla soddisfazione di ampi bisogni sociali lasciati insoddisfatti dal solo ambito delle transazioni del mercato. Raccogliendo l’eredità più autenticamente radicale del New Deal di Roosevelt e gli insegnamenti del grande economista eretico Hyman Minsky nel quadro del funzionamento dei moderni sistemi monetari e finanziari, Tornare al lavoro raccoglie i più importanti contributi in campo economico dedicati all’esplorazione di una politica di lavoro garantito. Si indagano così le opportunità offerte da un sistema che vede lo Stato farsi garante attivo dell’incontro tra un’umanità lasciata a languire nello spreco delle proprie capacità e la sempre più necessaria produzione di beni e servizi pubblici. Ampio spazio è dedicato a testare l’eventualità di applicare un piano di lavoro garantito in Italia, evidenziandone le priorità e i caratteri in vista di un possibile adattamento di tale politica al nostro Paese. Con i contributi di: RICCARDO BELLOFIORE, SERGIO CESARATTO, GULGLIELMO FORGES, DAVANZATI MATHEW FORSTATER, CLAUDIO GNESUTTA, PHILIP HARVEY, ENRICO SERGIO LEVRERO, WILLIAM MITCHELL, MARIO SECCARECCIA, PAVLINA TCHERNEVA, RANDALL WRAY
(*) Prefazione a cura di Jacopo Foggi e Aldo Scorrano
Dagli anni Settanta del secolo scorso si sono diffusi nuovi approcci alla lettura di Marx in termini di "teoria monetaria del valore". Questi incrociano due distinte problematiche: quella del rapporto valore-denaro e quella del rapporto valore-lavoro astratto. Il saggio di Riccardo Bellofiore propone un confronto critico con la Neue Marx-Lektüre: dalla preistoria in Adorno e Horkheimer allo sviluppo in Schmidt, Reichelt e Backhaus, fino alla "teoria monetaria del valore" di Heinrich e alle critiche di Kurz e Postone. L'orizzonte problematico è quello della migliore tradizione italiana (Colletti, Napoleoni, Graziani, Finelli, Frison, Tomba), incrociata con il contributo seminale e ancora attuale di Rubin. L'intento è quello di rifondare la nozione di sfruttamento come "consumo" dei lavoratori e di ridefinire la teoria monetaria del valore(-lavoro), allo scopo di ricostruire la teoria marxiana del valore come "teoria macro-sociale e monetaria della produzione capitalistica".
Le politiche economiche degli ultimi dieci anni hanno portato alla disoccupazione e all'impoverimento di molti, e agli esiti elettorali che, non solo in Italia, hanno sanzionato le forze politiche tradizionali, responsabili di quelle scelte. Scopo del volume è la divulgazione in forma accessibile ma rigorosa di temi di teoria e politica economica e la presentazione di una prospettiva diversa da quella che domina l'informazione e la politica in Italia. Sulla base sia della discussione teorica sia dei dati viene proposta un'interpretazione coerente che rovescia molti luoghi comuni inerenti al lavoro, alla distribuzione del reddito e alle politiche di austerità: i tagli della spesa pubblica, in realtà, alimentano il debito; bassi salari e deregolamentazione del mercato del lavoro non accrescono l'occupazione e possono avere effetti negativi sulla crescita; lo 'spread' sui tassi di interesse non dipende dall'elevato debito pubblico, ma dall'assetto istituzionale dell'eurozona. Il cambiamento guidato da una riflessione critica sul passato è urgente, ma un dibattito aperto stenta a svilupparsi in Italia e nell'Unione Europea, sebbene la recente pandemia, estremizzando scenari già esistenti, abbia in tutto il mondo messo in evidenza la necessità di politiche pubbliche, oltre che in campo sanitario, nel sostegno e nell'orientamento dei processi economici.
Il pensiero di Marx è totalmente scientifico. Il grande intellettuale tedesco è stato una sorta di Galileo delle scienze sociali capace di disvelare i rapporti di dominanza alla base del capitalismo. Destino di ogni studio scientifico è quello di essere superato; per restare nello spirito marxiano, invece, è necessario evidenziare tra le acquisizioni del suo sistema quelle ancora valide, ma soprattutto affrontarne le previsioni che non si sono avverate, così da poter elaborare un approccio concettuale che includa le trasformazioni dei capitalismi odierni.
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